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L’Era del disagio psicologico

by admin
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A seguito di vari eventi che hanno coinvolto gli adolescenti, molti si chiedono cosa stia succedendo nelle fasce più giovani della nostra società.

Furti, rapine, omicidi, bullismo, spaccio, abuso di sostanze tossiche, creano un quadro allarmante con il quale fare i conti e al quale cercare soluzioni.

I dati della ricerca “L’era del disagio” condotto da INC Non Profit Lab in collaborazione con Astra Ricerche, che ha interrogato cittadini e più di 40 Organizzazioni Non Profit, aprono uno squarcio su un tema troppe volte sottovalutato,  che viene messo in primo piano solo a seguito di episodi di cronaca, per essere subito dimenticato appena il battage mediatico cala.

Secondo la ricerca di INC Non Profit Lab, il disagio psicologico colpisce sei italiani su dieci, ma ha un’incidenza maggiore soprattutto nelle donne e i ragazzi, in cui le percentuali arrivano al 65 e  75%.

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I disagi più diffusi sono: disturbi del sonno (32%), stati d’ansia (31,9%), stati di apatia (15%), attacchi di panico (12,3%), depressione (11,5%) e disturbi della condotta alimentare (8,2%).

Ad alimentare il disagio, secondo il 35,1% del campione, è la preoccupazione per un mondo che peggiora e nel quale dominano guerra, povertà, crisi climatica, emergenza sanitarie, e tanti altri drammi quotidiani, personali e collettivi.

Soprattutto tra la generazione Z sono diffuse la chiusura in sé stessi (34,1%), la difficoltà a relazionarsi con gli altri (25,1%) e, sintomatico di una società atomizzata e divisa, un forte spaesamento per la mancanza di valori sociali condivisi (23,4%), ma anche e pressioni sociali troppo forti su obiettivi scolastici o sportivi (22,3%).

Catastrofico per giovani e adulti è il rapporto con il mondo del lavoro caratterizzato, se presente, da un forte stress o, al contrario,  dal disagio di non riuscire a trovarlo: insomma se c’è si sta male, se non c’è è pure peggio.

A completare il quadro di un rapporto pessimo con il nostro quotidiano vanno compresi il bullismo e la violenza, sia fisica che verbale (42,1%), la dipendenza dalla tecnologie e dai social media (35,6%); il timore di abusi sessuali e violenza di genere (31,1%); la mancanza di accesso ai servizi sanitari di tipo psicologico e psichiatrico (30,6%); infine, alcune gravi forme di discriminazione come razzismo, omofobia e sessismo (28%).

Se per la letteratura scientifica il 62,5% delle patologie mentali insorge prima dei 25 anni, il dato sottolinea quanto sia importante il lavoro della scuola e delle famiglie per aiutare i nostri giovani.

Certo, un aiuto vero sarebbe cambiare tanti disvalori che ammantano il nostro quotidiano; le altre forme di aiuto sanno solo di terapie non risolutive per malattie endemiche e croniche.

Aiutare i nostri ragazzi cambiando questi dati e il loro rapporto con il mondo, significherebbe che, loro, sentinelle di un mondo allo sfascio che ne urlano la dissolutezza, hanno ricevuto dagli adulti e dalle istituzioni un mondo che vale la pena amare.

O, se proprio non riesce la generazione che oggi detta le regole a cambiare i disastro in cui li costringiamo a vivere, si spera possano essere loro forti e capaci di cambiare lo status quo.
 

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